Sta arrivando il Badalisc…

Nei boschi e negli antri sopra Andrista, frazione di Cevo, si sentono echi inquietanti e la terra sembra tremare: è il Badalisc, che si risveglia una volta all’anno e mette paura a tutti quanti! La notte tra il 5 e il 6 gennaio, i giovani del paese catturano questo mostro che vive nelle viscere della terra, una via di mezzo tra un serpente, un basilisco, un drago peloso, una capra e una civetta con gli occhi di brace. Il gruppo è composto da una serie di personaggi mascherati: il giovane, il vecchio, la vecchia e la signorina (che è l’esca per gli appetiti sessuali dell’animale), oltre alle “vecchie befane” che percuotono bidoni del latte e di “pastori barbuti che muovono passi incerti appoggiandosi al bastone ricurvo”… Con una corda lo portano in paese e nella piazza principale il Badalisc dà sfogo, attraverso un umano, alla ‘ntifunada. Ce n’è per tutti, belli e brutti, buoni e cattivi, soprattutto per i cattivi o presunti tali! Fino a pochi anni fa le donne non potevano partecipare alla manifestazione.

Dall’Atlante demologico lombardo:

Il rito del Badalisc presenta forti analogie con le Bosinade o Businade, e cioè l’uso di comporre (in prosa o poesia, scritti o improvvisati a braccio) brani satirici in cui vengono denunciate, da un cantastorie (il Bosìn), la malefatte della comunità. Queste usanze, attestate nel XVI sec., erano diffuse in tutta l’Italia settentrionale e deriverebbero dalle celebrazioni “purificatorie” di Capodanno (G. Barozzi e M. Varini, 2001). Il presunto legame del rito di Andrista con le credenze sull’esistenza del basilisco, fantastico serpente (mezzo lucertola e mezzo serpente; con la testa di gatto, ma “quadrata”; oppure simile ad un rospo) che incenerisce ogni cosa su cui si posa il suo sguardo, diffusamente nell’italia settentrionale, oltre che a Cevo, presenta invece aspetti problematici ancora tutti da chiarire.