
Cevo, il colle dell’Androla
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Cevo è il balcone della media Valcamonica, e il Dosso dell’Androla è il suo belvedere. Posto ai piedi dell’abitato, adagiato su un enorme spuntone di roccia che sprofonda nel vuoto per oltre ottocento metri fino ai meandri del torrente Poglia nel punto in cui esso raggiunge il fiume Oglio, apre a una vista che domina per dieci chilometri verso sud il fondovalle da Cedegolo al Castello di Breno e al Cristo Re di Bienno. Il panorama si estende a occidente verso la Valle di Paisco fino al Passo del Vivione, più a sud con la magnifica visione della Concarena, suggestivo e imponente massiccio calcareo-dolomitico. A oriente mostra l’alpestre Valle di Saviore con la Conca del Lago d’Arno, il più grande lago artificiale alpino d’Europa; la vedretta del monte Re di Castello e la catena di monti che salgono verso nord fino al Pian di Neve e all’Adamello. Alle spalle il Dosso si appoggia sul versante del Pian della Regina, aperto a verdi pascoli montani assediati da immense pinete. La tradizione vuole che sotto il Dosso dell’Androla, tra quelle rocce vertiginose, esistessero delle cave di rame, forse già utilizzate in epoca preistorica, dette “ramine”. Le ricerche hanno confermato queste ipotesi. La fantasia popolare, col passare del tempo, ha collocato in quegli antri, la dimora di streghe che duranti i temporali, sfidando le saette, uscivano dai loro sotterranei, le “büse de le strìe”, e ballavano sui prati del Dosso dell’Androla. Fra quei dirupi e nei boschi circostanti si nasconde ancora oggi il Badalisc, mostro dagli occhi fiammeggianti che viene catturato nella notte dell’Epifania dagli abitanti della piccola frazione di Andrista. Condotto per le vie del paese, il mostro si vendica rivelando pettegolezzi e indiscrezioni a carico degli abitanti del piccolo borgo. Finito il “pubblico processo”, il Badalisc torna nei boschi dove rimarrà fino all’anno seguente.