A Saviore la sera del Venerdì Santo ricorre l’antica tradizione del “maridà le püte”, maritare le single, si direbbe oggi. Due gruppi di giovani accendevano due grandi fuochi: uno alle Dase, in cima al paese, verso Fabrezza, e uno più in basso, di fronte, al Dos Merlì. Accompagnati da squilli di trombe, corni e schiamazzi, partivano i cori epitalamici.
Sta primaera sopra la tera
ghè na s-ceta bela bela
ch’ela? ch’ela?
(nome della ragazza)
dàghela a chi?
(nome del ragazzo)
e per no falà?
al camì de la sö cà
Questa primavera sopra la terra
c’è una ragazza bella bella
chi è? chi è?
(nome della ragazza)
a chi la diamo?
(nome del ragazzo)
e per non sbagliare?
al camino di casa sua
In tale occasione, punzecchiavano le zitelle, facevano uscire allo scoperto gli amori clandestini, canzonavano quelli finiti. Ogni anno, le associazioni locali ripropongono l’usanza, duramente contrastato negli anni passati dalla Chiesa ma sopravvissuto nel tempo per la sua forza di rito legato alla fertilità e alla rinascita della primavera.